I ragazzi di Lucia
un percorso musicale con gli ospiti del "Flauto Magico"
Bella esperienza quella di quest’anno; lavorare con gli ospiti del centro Socio-riabilitativo “Flauto magico” ci ha migliorati tutti e sicuramente chi ha usufruito maggiormente di questo arricchimento siamo stati proprio noi! Niente potrà ripagare l’affetto e l’entusiasmo che ci hanno donato i ragazzi e l’unico motivo di rincrescimento è quello di non aver iniziato prima il percorso svolto insieme.
Tre i soggetti attuatori del progetto che è stato proposto al Comune di Città di Castello, servizio Scuola Comunale di Musica “Giacomo Puccini”, dall’ASL 1 Alto Tevere a sostegno del Centro socio riabilitativo “Flauto Magico”. L’Amministrazione Comunale ha accettato con entusiasmo mettendo a disposizione degli utenti del Centro riabilitativo la struttura e le competenze della Scuola Comunale di Musica, sotto la supervisione dell’ASL 1 Alto Tevere.
L’incarico della realizzazione del percorso didattico è stato affidato alla docente Lucia Parmegiani Procacci la cui competenza e sensibilità ci ha consentito il raggiungimento di questi primi obiettivi che auspichiamo possano essere perfezionati riprendendo gli interventi fino dall’inizio del prossimo anno scolastico. Sua l’illustrazione che di seguito viene data dello svolgimento del progetto.
Il Direttore
Nell’immaginario comune "fare musica" significa sostanzialmente suonare uno strumento. Ma tale pratica musicale non ha rappresentato per noi un obiettivo, è stata bensì la conseguenza logica del lavoro che abbiamo realizzato: un tramite e non un fine. Partendo dal presupposto che lo strumento musicale debba restare ciò che è (di fatto un "utensile"), il vero strumento è stata considerata la “musicalità”, intesa nel senso più ampio del termine, tracciando così la strada migliore per introdurre attivamente il gruppo nel mondo della musica, offrendo un felice approccio creativo e di vissuto, sollecitando la sensibilità all’ascolto, arrivando, tramite la proposta di attività appropriate, alla conoscenza di elementi musicali che vengono utili alla comprensione della musica intesa come linguaggio. Ed a questo proposito abbiamo ritenuto utile far sì che fossero i partecipanti stessi a costruire la maggior parte degli strumenti musicali che avrebbero poi utilizzato. Abbiamo ottenuto in questo modo un duplice effetto: da una parte si è creato un senso di continuità con l’ambiente che è loro più familiare, i laboratori del centro “Flauto Magico” in cui hanno eseguito gran parte della realizzazione dei tamburi e dei bastoni della pioggia; e dall’altra l’accrescimento della conoscenza e del senso di appartenenza degli oggetti che avrebbero poi manipolato.
L’inizio del percorso è avvenuto in maniera esclusivamente intuitiva, quasi caotica, indirizzando mano a mano il cammino su una traccia ben precisa. Il primo approccio seguito è stato quello di non dare niente per scontato e cioè di non basarsi sulla consapevolezza dei limiti che lo stato fisico-cognitivo di alcuni dei ragazzi avrebbe potuto presentare. La produzione musicale è avvenuta rendendo partecipe dell’esperienza il corpo intero, perché proprio attraverso il corpo è possibile sollecitare un coinvolgimento di tutta la persona, di tutte le facoltà fisiche, mentali, affettive ed emotive.
È evidente come il risultato vada e debba andare oltre l’educazione musicale: si sviluppano funzioni quali l’attenzione, la concentrazione, la memoria, la capacità di analisi, la socializzazione, la creatività, la conoscenza dello spazio. Inoltre, poiché ogni movimento basato sulla musica si svolge nello spazio, in un certo tempo e con una certa energia, il dosaggio dei tre elementi e il loro equilibrato rapporto favoriscono l’autocontrollo e la consapevolezza di sé.
Se si è convinti che migliorare la qualità della vita, non significhi solo aiutare l’altro da un punto di vista tecnico ma anche culturale e se si parte dal presupposto che la musica - in quanto valore culturale formativo - deve poter essere accessibile a tutti, sia sotto forma di fruizione passiva (ascolto) che attiva (strumento e/o canto), se si è convinti che ognuno di noi – a livelli diversi - è potenzialmente portato verso di essa, sarà oltremodo necessario offrire ad ognuno un’ “educazione musicale” adeguata e mirata.
Sembra quasi strano ma un momento importante è stato anche quello di far vivere ai partecipanti la bellezza e la consapevolezza del silenzio: saper ascoltare la dimensione dell’assenza di suono, sviluppare la capacità di fermarsi in un preciso istante e poi, altrettanto precisamente, saper ripartire dopo aver misurato il silenzio; imparare a scandire il tempo fatto di suoni e di silenzi, saper aspettare per trovare il momento giusto per comunicare.
Abbiamo cercato di dar inizio ad un viaggio che parte dal niente come nella creazione dove nulla esisteva e, in modo creativo, l’Eterno ha iniziato a realizzare i suoni che hanno generato la vita... suoni che ora escono dal silenzio che pervade l’ambiente dove ci si trova.
Ci siamo adoperati per l’apertura di un canale di comunicazione attraverso l’elemento sonoro- musicale in un contesto di gruppo che consente di ridurre la distanza relazionale, non solo quella affettivo-emotiva del singolo partecipante, ma anche quella percettiva, dando modo al gruppo stesso di riconoscersi come un’entità unitaria; il suono arriva direttamente e facilmente alle zone sotto-corticali, dove hanno sede le emozioni e la memoria (zona limbica). Per trarne beneficio dunque non occorre attivare un “ragionamento”; l’universo sonoro riesce spesso a far vibrare quelle corde emozionali che sono un po’ scordate o addirittura “afone”.
Nei soggetti dove il dialogo, non di rado, si svolge su basi non verbali, la comunicazione e la comprensione sono spesso frammentarie ed i comportamenti possono essere anche apparentemente illogici. La musica può offrire una valida integrazione alla comunicazione tradizionale e sempre, o quasi, molto alto si rivelava l’interesse di questi soggetti verso la “musica”, intesa nell’accezione più ampia possibile. Abbiamo instaurato un legame con il gruppo anche cercando di analizzare (e questo non sempre è possibile con la comunicazione verbale) in che direzione si muova questo “interesse”: nei confronti di un particolare strumento; nei confronti dell’aspetto ritmico, nei confronti di quello melodico; ecc.
È stato un primo approccio necessariamente incompleto a causa del brevissimo periodo in cui abbiamo operato. Questa prima esperienza ha posto in evidenza soprattutto la necessità e l’urgenza di continuare ad offrire ai nostri amici la possibilità di seguitare a vivere le proprie giornate all’insegna dell’apprendimento, dell’arte, della cultura, della musica in una forma coinvolgente.
Lucia Parmegiani Procacci